La proposta che Al non potrà rifiutare

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Il nuovo direttore del Teatro Festival Italia, Franco Dragone, ha fatto all’attore che interpretò Michael Corleone nel Padrino una proposta che non potrà rifiutare: per Al Pacino è infatti pronto un contratto da 700mila euro (750mila secondo altre fonti); in cambio la star hollywoodiana dovrebbe tenere due recital il 13 e il 14 giugno all’Arena Flegrea, seguiti ciascuno da una cena per cento persone al modico prezzo di 500 euro a coperto.

Il condizionale è d’obbligo perché alla volontà di Dragone, entusiasticamente sostenuta dal consulente culturale della Regione Maffettone, continua a opporsi tenacemente Luigi Grispello, che del Teatro Festival è presidente ma che non condivide la grandeur del suo direttore, abituato ai super-show (e ai super-budget) del Cirque du Soleil da cui proviene.

Comunque vada a finire il braccio di ferro in corso tra chi vuole Pacino e chi ne farebbe volentieri a meno, risulta singolare questa ciclica fascinazione, questo collettivo incaponirsi nostrano sul nome (e le gesta cinematografiche) dell’indimenticato protagonista di tanti film incisi nel nostro immaginario. Il primo a cominciare, per la verità, fu il clan dei Casalesi: il boss Walter Schiavone si fece infatti costruire un villone tutto colonne e scalinate a immagine e somiglianza della magione del gangster Tony Camonte in Scarface (poi sequestrata). Secondo in classifica giunse il neo-sindaco de Magistris che, appena eletto, lanciò il celeberrimo video-appello “Ciao, Al!”, un invito a venire a Napoli che non ricevette mai risposta dall’interessato, ma in compenso ottenne dalla Rete un numero strabiliante di parodie e imitazioni. Gli anni, e le delusioni, sono passate invano se oggi la proposta si ripete, anche se accompagnata dal convincente fruscìo di una bel gruzzolo di bigliettoni.

A qualcuno piace Al, e fin qui nulla di male.  Sorprende però che questo compenso dalla più che rispettabile entità venga stabilito in un momento in cui i teatri partenopei boccheggiano per cronica carenza di fondi privati, pubblici, locali e nazionali: 20 milioni di debiti; il solo Mercadante (da sempre location privilegiata del Teatro Festival) vanta un credito dalla Regione di quasi sei milioni di euro. In un contesto così desolante, siamo proprio sicuri che la costosa presenza del divo Pacino possa garantire ritorni tali da giustificare la spesa? Meglio un Al oggi, o lo sblocco di Por e Pac domani?

La questione non riguarda ovviamente il bravissimo attore, immaginiamo ben lieto di incassare per due serate venti volte di più di quanto intascò per girare il primo Padrino. Lui, famoso per i ruoli interpretati ma anche per quelli declinati (Han Solo in Guerre Stellari, il capitano Willard in Apocalypse Now!, Travis Bickle in Taxi Driver, Rambo in Rambo e Rick Deckard in Blade Runner) stavolta non si lascerà sfuggire la ghiotta occasione di una trasferta italiana, come del resto fanno tanti colleghi hollywoodiani appena il loro astro in patria comincia a tramontare (vedi Costner col tonno, Clooney con l’espresso, Willis col telefonino). E, se l’accordo col festival non dovesse andare in porto, c’è sempre in agguato la vecchia proposta demagistrisiana da onorare. Non è mai troppo tardi, non è mai troppo Al.

(Dal Corriere Del Mezzogiorno del 12 aprile 2016)

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