De Magistris come il Barone di Munchausen

600-Muenchhausen_Herrfurth_palude-free

Nell’estate politicamente più pazza del mondo si avvertiva fortemente la necessità di una refrigerante sortita nazionale del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che finalmente è arrivata lunedì via Fb: il post, dopo un’analisi della crisi in atto e dei suoi possibili sbocchi – una di quelle contorte e arzigogolate argomentazioni auto-giustificative che noi napoletani archiviamo di solito sotto il nome di paraustielli – giunge infine alla logica (per de Magistris) conclusione: è ora “di mettere a terra un programma su cui costruire convergenze e alleanze (…) per essere pronti per vincere e governare in piena attuazione della Costituzione”. Fin qui tutto bene, perché come dicono gli spagnoli cada quien puede hacer de su culo un papalote, “ciascuno può fare del suo deretano un aquilone”, cioè è libero di disporre come più gli aggrada di se stesso, sognando anche di compiere le imprese sulla carta più improbabili. Ma quella vagheggiata dal de Magistris in versione leader virtuale di una coalizione che non c’è rappresenta invero un’impresa degna del Barone di Munchausen, quello che riuscì a uscire dalle sabbie mobili tirandosi su per i (propri) capelli. Perché il sindaco-premier in pectore non solo si propone di governare l’Italia ma ambisce a farlo, come chiarito nel post, a partire dal “modello Napoli”. Progetto visionario ma affascinante e che sicuramente attirerà consensi da ogni angolo d’Italia, desideroso di vedere replicati anche sul proprio territorio i successi che l’amministrazione arancione ha riportato nei suoi ormai lunghi anni di governo locale: quale cittadino italiano, infatti, non sarebbe felice di poter circolare su strade perfettamente asfaltate in poche settimane come la nostra meravigliosa via Marina, di poter dormire – come finalmente accade nel cuore di Partenope – sonni tranquilli senza più il tormento di una incivile e non regolamentata movida, oppure di godere di un trasporto pubblico efficiente come quello napoletano, dove persino le partorienti vengono asburgicamente multate perché prive di titolo di viaggio? E quale residente al Centro o al Nord non elargirebbe con gioia il suo voto sapendo che in cambio potrà girare tranquillo per i vicoli del centro storico o affacciarsi al balcone senza rischiare – come accadeva da noi prima dell’era Dema – di beccarsi un proiettile vagante di quelle dimenticate stese, termine del quale a Napoli non si ricorda più nemmeno il significato? E poi si sa, da Pordenone a Taormina gli abitanti non fanno che invidiare la differenziata partenopea, ormai orgogliosamente attestata su percentuali che avvicinano Napoli all’Olanda: e non si lasciano certo suggestionare dalle cataste di rifiuti che qua e là torreggiano sui marciapiedi, perché sanno che si tratta solo di un folkloristico omaggio a una tradizione ormai tramontata ma ancora cara ai cittadini più nostalgici; bensì guardano con fiducia a una draconiana polizia municipale che sanziona il Gambrinus per una bandierina e un fazzoletto di carta non correttamente smaltiti. E poi, vuoi mettere i vantaggi per la salute e lo spirito di chi passeggia per la Villa Comunale, la Floridiana o le altre aree verdi così amorevolmente curate da provetti e infaticabili giardinieri, o di chi si abbevera alle fontanelle da cui sgorga una cristallina acqua pubblica che però costa all’utente più che a Roma o a Torino? Insomma: speriamo che Mattarella non ci giochi un brutto scherzo allungando i tempi della crisi e allontanando la prospettiva di un voto imminente. Perché, come dice de Magistris: “All’Italia serve il modello Napoli”. E a Napoli, pensateci bene, serve un de Magistris a Palazzo Chigi.

Una risposta

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *