Domani al “Cinema Ritrovato” di Bologna
il documentario della prima regista italiana

Cartolina NOTARI

Il film irpino di Elvira Notari

PAOLO SPERANZA

E' PICCERELLADi quei fuochi d’artificio, del Ferragosto avellinese di circa un secolo fa, sembra quasi di avvertire l’eco, coinvolgente com’è la rutilante potenza visiva delle immagini in movimento, davvero sorprendenti nel far rivivere la tradizione dello “sparo”, che in quel passato lontano scopriamo assai più spettacolare e creativo dei fuochi (peraltro soppressi) dell’età presente. Per non dire delle processioni, dedicate nel capoluogo all’Assunta e alla Madonna della Libera a Trevico: sembra di essere lì, in mezzo alla folla devota e festosa, che divide il suo entusiasmo genuino tra il simulacro della Vergine e la dimensione commerciale della festa, muovendosi con un ritmo frenetico tra le bancarelle (ad Avellino) e più composto alla Fiera agricola di Trevico, in primo piano i bambini che fissano incantati quella nuova e strana macchina che li riprende, senz’altro inconsapevoli di anticipare in qualche misura la dimensione interattiva dei media contemporanei.
Miracoli del cinema muto… (Che poi muto davvero non lo è mai stato, indissolubilmente legato fin dagli albori al suono – la musica, gli effetti sonori, talvolta il canto, soprattutto nella vivace produzione napoletana – ed alla parola, affidata prima dell’avvento del sonoro alle didascalie).
Per chi è nato in Irpinia quel documentario del 1923 di Elvira Coda Notari rappresenta soprattutto un’emozione, al tempo stesso gioiosa e commovente, che riporta gli spettatori più attempati alle atmosfere di un’infanzia lontana e sempre più carica di rimpianti, e nei più giovani suscita quell’effetto straniante provocato dalla scoperta di immagini e usanze che riemergono all’improvviso dalla storia, tanto inconsuete e lontane da sembrare il prodotto di una fiction. Gli antropologi più attenti ne potranno trarre spunti e suggestioni per stimolanti ricerche sull’evoluzione del costume, dei riti collettivi e dei rapporti sociali in una comunità di provincia del Sud.
Per gli storici del cinema, a loro volta, quei 12 minuti di immagini mute in movimento su due tra le più importanti feste religiose in provincia di Avellino (la Festa dell’Assunta ad Avellino e quella dedicata alla Madonna della Libera a Trevico) costituiscono una straordinaria occasione di scoperta e di studio, per molteplici ragioni: la riscoperta di un filmato “dal vero” agli albori della settima arte, caratterizzato da un notevole senso del ritmo e da un genuino coinvolgimento degli abitanti/attori; la conferma della vitalità artistica ed imprenditoriale di Elvira Notari, la prima regista e produttrice del cinema italiano (e tra le prime e più importanti nel mondo), che con la sua “Dora Film” – la casa di produzione intitolata alla prima figlia – portò insieme al marito Nicola Notari la memoria visiva del paese di origine a milioni di nostri emigrati, realizzando su commissione brevi documentari sui riti e le atmosfere che essi avevano vissuto da bambini e che, con rare eccezioni, non avrebbero più rivisto se non grazie alla nuova magia del cinema; e, non ultima, l’eccezionalità di questo reperto filmato, uno dei rarissimi frammenti superstiti dell’immensa e in gran parte dispersa produzione della “Dora Film”, che tra il 1913 e il 1929 realizzò sessanta lungometraggi e più di cento tra “corti” e documentari nei paesi del Sud Italia che, oltre a riscuotere successo presso il pubblico locale, furono apprezzati dagli italiani d’oltreoceano che si nutrivano di ricordi ed in quelle scene “dal vivo”, con didascalie in italiano e in inglese, potevano rivivere intense suggestioni nostalgiche e identitarie.
Per questo film ritrovato non è abusata, stavolta, la parola “evento”, se è vero che alla proiezione del documentario su Avellino e Trevico, domani alle 18.30 al “Cinema Ritrovato” di Bologna, nella sala Mastroianni della Cineteca, interverranno rappresentanti di primo piano di ben tre Cineteche pubbliche tra le più importanti d’Europa: Daniela Currò, conservatrice della Cineteca Nazionale di Roma, che custodisce il prezioso documento; Elena Correra, responsabile del Fondo ”Vittorio Martinelli”, e Mariann Lewinsky, illustre storica svizzera, che per la Cineteca di Bologna hanno curato la ricca sezione sul cinema napoletano che costituisce uno dei poli di maggiore interesse dell’edizione 2018; e due autorevoli storiche tedesche del cinema, Heide Schlupmann e Karola Gramann, direttrici della “Kinoteca Asta Nielsen” di Francoforte (la più importante in Germania) che nel dicembre scorso ha dedicato ad Elvira Notari ed al cinema napoletano delle origini la sezione più cospicua del festival “Transito”.
Tante personalità illustri della storia e della conservazione dei film coinvolte in prima linea per presentare il restauro di questo documentario “made in Irpinia” che già a Francoforte era stato uno dei momenti più apprezzati del festival: “Dove si possono trovare altri film della Notari? Come mai si sa così poco della “Dora Film”? Perché non riprendere le ricerche?”, aveva chiesto a chi scrive, dopo la relazione introduttiva, il pubblico internazionale nel partecipato dibattito dopo la proiezione. L’unica risposta possibile può giungere dagli Stati Uniti, da qualche ritrovamento fortuito in archivi privati di famiglie italoamericane. Magari proprio in Pennsylvania, dove un’altra comunità di emigranti della provincia di Avellino, da Altavilla Irpina, sponsorizzò l’ultimo lungometraggio della “Dora Film”, nel 1930: si intitolava Trionfo cristiano e rievocava il martirio del patrono del paese, San Pellegrino, interpretato dal figlio di Elvira e Nicola Notari, Eduardo, più noto col nome d’arte di Gennariello con cui compare in tantissimi film, fra i quali i tre lungometraggi superstiti (E’ piccerella, ‘A santanotte e Fantasia ‘e surdato) che sono approdati con successo a Francoforte, e oggi a Bologna, dopo la “prima” del 2014 ad Avellino.
È proprio dal capoluogo irpino che è partita la vasta “operazione Notari”, con il progetto “La film di Elvira”, promosso dalla salernitana Cactus Film di Licio Esposito e Paola Vacca in collaborazione con il Festival internazionale del film “Laceno d’Oro”, diretto da Antonio Spagnuolo, che nell’estate del 2014 ha presentato ad Avellino con grande successo i tre film della Notari, musicati in diretta da Giosi Cincotti e Rocco De Rosa, la mostra fotografica curata da Esposito (in collaborazione con la Cineteca di Bologna) e la puntata del documentario Rai Guagliò, ciack si gira del 1979 in cui lo storico dell’arte Mario Franco rivelò al grande pubblico la figura di Elvira Notari, sulla quale tornò poi ben presto l’oblio. In quell’occasione fu inoltre presentato in prima assoluta il corto sulle feste irpine, ritrovato e generosamente messo a disposizione del “Laceno d’Oro” dal docente avellinese Fiorenzo Carullo.
Dall’iniziativa del 2014, in concorso con la Cineteca Nazionale, sono scaturiti l’anno successivo gli eventi ospitati nelle tre città di Elvira (Salerno, Napoli e Cava de’ Tirreni, dove la regista si spense nel 1946) e il libro di autori vari La film di Elvira, giunto alla seconda edizione nella collana “Cinema Sud”, in cui vengono proposti per la prima volta, a firma di giovani e quotati studiosi, in prevalenza di Napoli e del Sud, interpretazioni nuove e documenti inediti: sulla censura fascista contro la “Dora Film” (accusata di eccessivo realismo), sull’importanza antropologica dei suoi film, sul ruolo del paesaggio e delle scene in esterni, sugli ultimi anni della Notari a Cava de’ Tirreni, ricostruiti con dati nuovi e importanti da Patrizia Reso.
“Il cinema di Elvira – spiega il regista Licio Esposito – è stato un cinema popolare e antesignano del Neorealismo, che si ispirava alla sceneggiata e al prezioso e infinito repertorio della canzone napoletana. Un cinema sonorizzato da orchestre e cantanti in diretta e anche colorato fotogramma per fotogramma. Con l’avvento del Fascismo, la “Dora Film” sarà messa a dura prova dalla censura e tenuta a margine del mondo del cinema, che andava accentrandosi a Roma, fino a provocarne il fallimento. Anche una parte degli storici del cinema, soprattutto del Novecento, contribuirono a questo oblio poiché non le resero i dovuti onori, relegando la sua opera a poche righe approssimative o spesso negandone il nome”.
Una autentica e coraggiosa pioniera, la salernitana Elvira Coda coniugata Notari.
Gli attori e le maestranze della sua troupe, e gli stessi familiari, l’avevano ribattezzata “la marescialla” (versione più rispettosa e nobilitante della dialettale e comune “brigadera”), con un misto di timore e ammirazione per quel piglio manageriale “ante litteram” che fecero di lei la prima regista del cinema italiano nonchè prima donna capace di fondare e dirigere una casa di produzione. Una cineasta d’avanguardia in tempi eroici. Quando diresse il suo primo “ciak”, nel 1913, l’industria cinematografica italiana era agli albori, e la parola “film”, che indicava la membrana della pellicola, veniva declinata ancora al femminile: “la film”, o persino “la filma”.
Un personaggio del suo calibro, noto in Italia a pochi addetti ai lavori, in un altro Paese sarebbe un’icona della cultura, e non ci sarebbe da meravigliarsi se Hollywood le dedicasse un film o addirittura un kolossal, come è già accaduto per Tina Modotti e per altre straordinarie e affascinanti figure femminili dell’Europa del primo Novecento. Non a caso, proprio negli Usa la figura di Elvira Notari è da tempo oggetto di studi e ricerche, che si irradiano a tutta l’eccezionale, e misconosciuta, parabola del cinema napoletano delle origini, quando il capoluogo della Campania era il più importante polo artistico e produttivo, insieme a Torino, del cinema italiano.
Per la illustre antenata delle Wertmuller e delle Cavani, tuttavia, sembra finalmente arrivata anche in Europa e in Italia l’ora della definitiva riscoperta.
È per rendere una giusta memoria alla prima regista d’Italia, e tra le prime nel mondo, che è partito – finalmente, nella regione in cui è nata – il progetto “La film di Elvira”. E dopo Avellino, Salerno, Napoli e Cava de’ Tirreni, ecco il successo clamoroso a Francoforte e quello, ampiamente prevedibile, a “Il Cinema ritrovato” di Bologna. Una bella storia di studio e di passione che parte dal Sud e riesce a parlare al mondo. Come riuscì, quasi un secolo fa, alla volitiva “marescialla” Elvira Coda Notari.

Programma dell’Evento
Napoli al Cinema Ritrovato

Una risposta

  1. Straordinaria la storia di Elvira Notari. Proiettiamo il suo ‘A Santanotte accompagnate dalla voce sola di Lucilla Galeazzi a Perugia il 19 giugno e a Terni il 20 giugno. Posso avere una mail per inviare l’invito?

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