In un bell’articolo pubblicato qualche settimana fa sul Corriere della Sera, il naturalista Fulco Pratesi racconta della ciclica ricomparsa nei nostri cieli (e sulle nostre paludi) della gru: splendido uccello migratore che si sposta annualmente in spettacolari formazioni dal Nord Europa all’Africa. Un trampoliere che fino all’Ottocento frequentava (e addirittura nidificava) un po’ dovunque lungo lo Stivale: Federico II era solito ordinarne la cattura per addestrare alla caccia i suoi prediletti falconi; e la città di Portogruaro, in Veneto, porta ben due gru nello stemma comunale: deve il suo nome alla presenza abituale sul territorio di quell’elegante pennuto.
Ai tempi d’oggi, probabilmente a causa delle mutate condizioni climatiche e ambientali, gli stormi di gru che sorvolano lo Stivale hanno un unico luogo di sosta privilegiato prima del passaggio sulle Saline di Trapani. Ed è un orgoglio (oltre che un impegno) tutto campano: si tratta infatti dell’area tra il lago irpino di Conza e il territorio della salernitana Persano. Zone entrambe protette dal marchio del Wwf, che ha saputo trasformarle in Oasi protette. Ambienti ideali non solo per le gru, ma per molte altre specie a rischio come cicogne, falchi pescatori, anatre, aironi. A esse e agli splendidi animali che vi trovano ospitalità e rifugio (ma anche alla dedizione delle decine di volontari, ornitologi, educatori ambientali che ne rendono possibile l’esistenza) dedichiamo dunque queste tre immagini.