Una rapina molto “social”

La banda del buco e quella del Face-buko.“Onore al Robin Hood partenopeo”, “Lavoro pulito e sistemato… bravi!”, “Tanto di cappello, un applauso a questi maestri”, “Niente morti, niente feriti, l’assicurazione pagherà i danni”, e giù una cascata di faccine sorridenti, pollici all’insù e – visto che il fattaccio si è svolto in una gioielleria – addirittura medaglie d’oro virtuali agli autori del colpo messo a segno martedì scorso da Trucchi, a due passi da piazza dei Martiri.
Una rapina molto social: a giudicare dai commenti postati in Rete pare infatti che i napoletani, almeno quelli internettiani, abbiano particolarmente apprezzato la perizia sopraffina e la tecnica chirurgica con cui in cinque minuti i tre uomini emersi dalle fogne armati e mascherati da zombie hanno fatto razzia di orologi e monili nel negozio di Chiaia. E allora: “Questi devono fare il tunnel per la metropolitana”, digita Giovanni Marzio, “Chist so ladri… no e mariuol”, rilancia Renato Carraturo, entusiasta al punto da dimenticare il ricorso all’elitario apostrofo, “Senza fa chiagner e vicchiarell un bell serviziell”, commenta in rima Fabio Calandrell(a), pure lui incurante della grafia patria: e via così per paginate intere di elogi morali misti a strafalcioni materiali.
Sorprendente, ma non troppo: dopo i leoni da tastiera era logico che venisse il turno dei Lupin da smartphone, e d’altronde nell’arena (a)social ha sempre la meglio la cosiddetta reazione di pancia, con le dita che corrono veloci prima di entrare in connessione col cervello. Ma nel caso in questione c’è qualche elemento in più che fa fremere i polpastrelli e sparare supercazzole a raffica. Il luogo in cui si è consumata la rapina, innanzitutto: il salotto della Napoli cosiddetta “bene”, nella vulgata popolare culla del privilegio e dell’ostentazione; per di più in una gioielleria, di quel salotto il santuario della ricchezza più sfrontata; e la certezza che comunque l’assicurazione coprirà il danno, magari in maniera superiore al danno stesso (“Hanno rubato 3… ne dichiarano 8… e tutto ok”, è sicuro Massimiliano Ceglia) rafforza la convinzione che sia meglio ripulire banche e gioiellerie, che sono pur sempre assicurate, piuttosto “che a noi cittadini ca rfunnimm tt cose”, puntualizza sincopato Enzo Vitiello jr.
Su tutto spira dunque forte il vento di un generico quanto rancido sentimento di rivalsa sociale, unito alla qualunquistica considerazione che il cattivo esempio venga sempre dall’alto (“Certo rubano i parlamentari, perché no i comuni cittadini”, si chiede Maria Rosaria Lucchetti). Ma l’ammirazione sconfinata per i quattro mariuoli-gentiluomini (?) nasce dal plauso unanime per non aver essi fatto ricorso alla violenza (“Cosa importante è che non facciano male a nessuno”, “non sono parassiti hanno rischiato e non hanno fatto male a nessuno se li prendevano pagavano”): come se non fosse violenza legare – come pure è accaduto – i polsi della titolare, puntarle una pistola addosso e prendere in ostaggio il magazziniere. Ma, per fortuna, non s’è versato sangue, non c’è scappato il morto, e allora viva quelli che rubano ai ricchi anche se non daranno comunque mai nulla ai poveri: tanto basta agli ardimentosi Zorro da tastiera per risalire soddisfatti in sella ai loro computer, pronti a cavalcare nelle praterie del web a caccia di altri torti virtuali da vendicare. Virtualmente.
Antonio Fiore

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *