E Gattuso disse “Sorry, Sarri”

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La partita nella partita: Ciucci contro Gobbi, e ci sta. Ma il vero match della Coppa Italia al tempo dell’Italia Covid-19 si intitola Rino Gattuso versus Maurizio Sarri, il Napoli del recente passato contro il Napoli del presente e (a De Laurentiis piacendo) pure del prossimo futuro, il calabrese (un po’ rossonero) di Corigliano contro il toscano di Bagnoli, l’italianista a oltranza contro il profeta del bel gioco divenuto (per i cuori azzzurri) traditore opposto al traghettatore rivelatosi a sorpresa salvatore della patria partenopea, Mister 33 (dal numero degli schemi su palle inattive inventati da Sarri) contro Ringhio, e qui non occorre la spiegazione. Tutti e due a zero tituli in panchina al momento, ma la casella vuota di Sarri, andato sotto la Mole a miracol mostrare, pesa molto di più di quella di Gattuso.

Massimo rispetto nelle dichiarazioni pre-partita, con Gennarino che dice di aver fatto spesso il copia-e-incolla con le tattiche sarriane, e Maurizio che elogia il lavoro del suo giovane collega, “sta rivitalizzando il Napoli”. E anche sul prato dell’Olimpico, prima del fischio d’inizio, sorrisi appena tirati e Sarri che da’ una pacca sulla spalla a Gattuso, segno paterno di simpatia ma anche dichiarazione preventiva di superiorità: però, in effetti, chi rischia di più stasera è proprio Sarri. I pronostici e le scommesse sono tutti per i bianconeri, e la dirigenza della Juve da lui non si aspetta null’altro che una vittoria (magari per ko), mentre Gattuso deve solo dimostrare che il Napoli c’è, che non si inchinerà mai e poi mai alla Vecchia Signora. Che in avvio di partita, come da copione, ci prova e ci riprova: ma i ricami sarristi, il prolungato possesso palla e i doppi passi di CR7 si infrangono puntualmente contro la difesa all’italiana di Gattuso. Che prevederebbe in verità anche la ripartenza, la quale arriva solo a metà tempo, prima con la punizione di Insigne e poi, in finale di frazione, con Demme: Buffon ci mette la coscia. Partita moscia come da condizione atletica dopo tre mesi di lockdown, le urla dei due mister si perdono nel vuoto di un Olimpico ravvivato, più che dalle azioni di gioco, dagli effetti speciali tricolori che una regia generosa regala sugli spalti. Sulle panchine, Men in Black, anzi in Blue. Sarri in magliettone smadrappato forse scaramantico ma comunque assai malinconico, Gattuso più tirato a lucido, maglia girocollo sotto la giacca: comincia la girandola delle sostituzioni, ma le emozioni più forti vengono, più che dalle azioni in campo, dalle colorate grafiche in sovrimpressione sul teleschermo: indicano formule misteriose. Cose tipo “pressione ricevute centrocampisti” o “disponibilità passaggio attaccanti”, incomprensibili per noi profani ma entusiasmanti come le curve discendenti dei contagi, dunque graditissime. Insomma, non è la versione 2020 di Italia-Germania 4 a 3, se non fosse per il brivido finale della testata di Maksimovic fermata sulla linea dal solito Buffon.
Ma il destino stavolta, a tempi regolamentari scaduti, sotto forma di rigori ha in serbo per Davide il trionfo e per Golia il tracollo. Abbraccio finale con assembramento, la Coppa Italia è napoletana, Gattuso è il vincitore, Sarri sta ancora a zero tituli. Del resto Rino lo aveva scritto nella tesi con cui, nel 2014, si era “laureato” a Coverciano: “Un allenatore allena anche i sogni”.
(dal Corriere del Mezzogiorno del 18 giugno 2020)

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