Verona teme le “radiazioni” napoletane

È meglio vivere per un mese a Napoli oppure sottoporsi all’esame radiologico “TC cone beam”, una tecnica di tomografia computerizzata molto utilizzata in implantologia e in ortodonzia? Secondo l’azienda sanitaria di Verona Ulss9 le due cose tutto sommato si equivalgono, perché sarebbe simile la quantità di radiazioni assorbite sia dal paziente affetto da paradontite sia da chi risiede per trenta giorni nella nostra città.

Sembra una barzelletta leghista del periodo secessionista: invece la frase sta scritta nero su bianco in un documento ufficiale dei giorni nostri, cioè il modulo dell’azienda sanitaria scaligera in cui si descrive il rapporto rischio/beneficio della suddetta tecnologia e si chiede il consenso informato del paziente. Per dirla tutta, allo scopo di sottolineare con più forza l’eventuale pericolosità dell’esame, il modulo aggiunge altri due folgoranti esempi: il “TC cone beam” comporterebbe infatti gli stessi rischi, in termini di radiazioni, anche per chi scegliesse di trascorrere due mesi in montagna oppure di viaggiare in aereo per cinquanta ore di volo a ottomila metri di altezza, anche se in questo ultimo caso mi preoccuperei più della fine del carburante che dell’effetto delle radiazioni. Però il fatto che la sola espressione un mese a Napoli sia riportata in corsivo svela come l’intenzione di colui che ha redatto il modulo informativo fosse quella di richiamare l’attenzione (e l’allarme) del paziente proprio sul presunto pericolo napoletano: quanto a radiazioni “il capoluogo con la massima dose ambientale annua in Italia”, avverte tra parentesi il documento tanto per dare una patina di scientificità a questo serpentesco affondo anti-partenopeo a base di raggi X. Un “vedi Napoli e poi muori” per scoraggiare subdolamente i consistenti flussi turistici dal Veneto verso il capoluogo campano? Oppure, più banalmente, il tardivo tentativo di vendetta di un tifoso gialloblu ancora sotto choc per il folgorante striscione partenopeo apparso negli anni Ottanta sugli spalti del Bentegodi che chiuse per sempre la bocca ai cori e alle offese contro i “napoletani colerosi” con la definitiva frase “Giulietta è ‘na zoccola”?

Comunque: in attesa che l’azienda sanitaria veronese si scusi, ritiri il modulo galeotto e faccia un cazziatone a chi lo scrisse, io ho confermato l’appuntamento per martedì prossimo con il mio dentista. Voglio sapere tutto sul Tc cone beam. E se, con o senza averne assorbito le radiazioni, potrò di nuovo sfoderare un radioso sorriso all’indirizzo del razzismo scaligero: una risata lo seppellirà.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *