Napoli, la pizza gioia dei fratelli Salvo

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La più bella pizzeria di Napoli per una delle pizze più buone di Napoli (dunque del mondo). I fratelli Salvatore e Francesco Salvo hanno fatto il gran salto dalla sede originaria di via Largo Arso a San Giorgio a Cremano (che resta punto fermo della loro avventura) alla metropoli, nello storico e sontuoso Palazzo Ischitella alla Riviera di Chiaia: “due pizzerie, un solo modo di fare la pizza” recita il loro slogan. Ma c’è da aggiungere che la nuova location risulta di assoluto prestigio, ed esibisce standard di livello superiore a quelli di tanti pretenziosi aspiranti da alta ristorazione.

Dalla ristrutturazione degli spazi curata dall’architetto Marco Falconio alle immagini alle pareti del fotografo Vincenzo Zannini alle divise del personale realizzate dal “vicino di casa” Maurizio Marinella ogni dettaglio risulta impeccabile; ma a nulla servirebbe il sorprendente colpo d’occhio se non trovasse adeguata rispondenza in una proposta gastronomica che esalta le virtù salviane dei due “maestri dell’impasto”, che sfornano pizze (per 150 e più coperti) con la civiltà abituale e la grazia apollinea di sempre, modulando la loro arte sul doppio registro della tradizione e dell’innovazione: che si sostanza da un lato con le pizze “classiche” ma caratterizzate da una cura a dir poco maniacale dei “soliti” ingredienti (valga per tutti l’esempio della pizza al pomodoro ricca di sei diverse qualità di pomodoro ciascuno trattato in modo diverso); e dall’altro con “le pizze di Francesco e Salvatore”, in cui i due fratelli danno sfogo alla loro creatività ormai temperata dalla lunga esperienza e dalla collaborazione con affermati chef: escono così dai loro forni pizze “uniche” e dettate dalla disponibilità del prodotto dove la Nduja calabra può incontrare l’erborinato caprino Verzin, o la papaccella napoletana andare in sposa al Conciato romano… Per non dire dei ripieni e delle pizze fritte: nel corso della degustazione di qualche giorno fa ne abbiamo addentata una alla Genovese che resterà nella nostra memoria gustativa, prima che ci abbandonassimo ad un esaltante tourbillon di sapori che al termine, piuttosto che lasciarci spossati, ci ha fatto venir voglia di tornare al più presto a trovare i Salvo per gustare da clienti le delizie assaggiate come giornalisti invitati all’evento. Che va segnalato (oltre che per i dessert del pasticciere Mario Di Costanzo che hanno assicurato il dolcissimo finale) anche per la strepitosa carta dei vini approntata dal sommelier Pasquale Brillante, un’alcolica ma ragionata smentita per chi continua a credere che la pizza vada bene solo con una birra fredda o, tutt’al più, un vinello senza pretese da serata in trattoria. Qui in cantina si spazia dalla Campania alla Georgia passando per Francia, Libano, Argentina e Cile, e quasi sempre (a meno di non ordinare uno Champagne millesimato) a costi accettabili, col preciso intento di dimostrare che una grande pizza merita, perché no, un gran vino. O addirittura un calice d’altri tempi: credereste possibile l’abbinamento tra la vostra Quattro formaggi e un bicchiere di Vermouth? Beh, dai Salvo si può (del resto, i nostri avi la pizza non la mangiavano con un bicchierino di Marsala?)

Pubblicato in Cibo

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