Napoli, Città dell’Amore (in pubblico)

Non si è ancora placato il clamore mediatico per l’exploit a base di sesso orale andato in scena (e prontamente filmato) sere fa in una gremita piazza San Domenico Maggiore, che tra i social rimbalza un nuovo e appassionante video: la location stavolta è diurna, e l’azione si svolge in pieno giorno sul Lungomare, o meglio sulla sottostante spiaggia. Due giovani, benché vestiti, appaiono impegnati in un focoso amplesso, e ad abbassare il tasso già poco romantico dell’inquadratura contribuisce la circostanza che lo fanno a pochi passi da un bidone della spazzatura, e con un po’ di cartacce tutt’intorno.

Per una volta (anzi, due) dobbiamo dare ragione al sindaco de Magistris, solito affermare ad ogni occasione che “Napoli è la città dell’amore”: ma, volendo escludere che le due coppie protagoniste di quelle appassionate effusioni siano convinte sostenitrici di DemA e militanti dell’ala più hard del movimento impegnate a mettere in pratica il pensiero del leader, resta il fatto che tali manifestazioni seriali di affetto (in) pubblico un paio di riflessioni le impongono. Lungi da noi ogni rigurgito di moralismo bacchettone: innanzitutto è sempre mille volte meglio, come dicevamo nel Sessantotto, fare l’amore (a patto che sia tra individui consenzienti) che la guerra. E, quanto al sesso en plein air praticato on the road o comunque in luoghi pubblici della nostra città, non ci sembra proprio una novità sensazionale: le coppie napoletane che non si sono mai appartate nottetempo (ma non solo) nell’auto tappezzata di quotidiani al Parco della Rimembranza scaglino la prima pietra, o meglio il primo giornale appallottolato.

L’amore pubblico alla posillipina benché scomodo (immortalato da Luciano De Crescenzo in una indimenticata scena di Così parlò Bellavista) si è sempre qui praticato con una certa perseveranza, l’aspetto inedito è che oggi si svolga in ambiente non protetto e di conseguenza venga sempre più frequentemente videoripreso. Ma con ogni probabilità ad aumentare non è il numero dei ragazzi che lo praticano, bensì quello dei guardoni 2.0 che lo riprendono e poi lo postano sui social, per poi condannare sdegnati l’inarrestabile decadenza dei costumi. E allora bisognerà chiedersi se sia più grave commettere un presunto atto osceno in luogo pubblico o non piuttosto filmarlo, regalandogli ulteriore, planetaria e non voluta visibilità con la scusa di denunciare lo scandalo. Quanto al ventilato crollo dei freni inibitori tra i giovani di oggi, è pur vero che nell’era del tramonto di tutti gli -ismi l’unico che sembra resistere anzi espandersi è l’esibizionismo: ma siamo proprio sicuri che quello di due ragazzi che amoreggiano pubblicamente sia esibizionismo, e non semplice assenza (nella demagistrisiana Città dell’Amore) di un sempre annunciato Parco dell’Amore?

Una risposta

  1. LA CITTÀ DELLL’AMORE

    Perché tutti si diano ad amare
    non un corno ergerà sul lungomare:
    ma in colore arancione e tutto in lattice
    un altissimo enorme profilattico.

    E lungo ogni piano un distributore
    preserverà dai rischi dell’amore:
    dappertutto sarà un gran bordello
    per Mergellina giù fino al Castello.

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